Il lato oscuro della Bibbia

Un paio di voi mi hanno scritto, in questi giorni, con delle obiezioni che meritano tutta l’attenzione del mondo. Ne scelgo una che, in qualche modo, le rappresenta tutte.

— Belle le cose che scrivi sulla Bibbia, ma è curioso come scegli solo i passi “presentabili”. Perché non parli, per esempio, del modo in cui viene considerata la donna nel Deuteronomio?

E allora partiamo da qui, da uno dei libri paradossalmente più importanti della Bibbia.

Le ombre oscure della bibbia

Per esempio:

«Ma se l’accusa è vera, e risulta che la ragazza non è vergine, sarà condotta all’ingresso della casa di suo padre e gli uomini della città la lapideranno a morte, per aver commesso un’infamia in Israele prostituendosi se nella casa paterna. In questo modo eliminerete il male da voi” – Deuteronomio 22:20–21

Però:

“Ma se l’uomo avesse trovato la sua giovane sposa nei campi e le avesse fatto violenza, solo l’uomo che l’ha violentata dovrebbe morire. Alla ragazza, invece, non farai nulla. Non ha commesso un peccato degno di morte” – Deuteronomio 22:25–26.

Ma, di nuovo:

“Se un uomo trova una fanciulla vergine, che non è sposata, e la afferra e si corica con lei, e la cosa è giudicata: chiunque avrà rapporti con lei darà cinquanta monete d’argento al padre della fanciulla e la prenderà in moglie, perché l’ha umiliata; non potrai tenerla lontana per il resto della tua vita. – Deuteronomio 22: 28–29.

E non solo contro la donna:

“Un eunuco a cui siano rotti o mozzati i testicoli, o a cui sia amputato il pene, non entrerà nella chiesa del Signore” – Deuteronomio 23:1.

“Se qualcuno giace con un uomo come con una donna, entrambi commetteranno un abominio, o saranno uccisi; il suo sangue ricada su di loro” – (questa viene dal Levitico, 20:13)

“Nessun figlio illegittimo entrerà nell’assemblea del Signore fino alla decima generazione” – Deuteronomio 23:3.

Infine, un passo che sembra molto attuale, che non viene dal Deuteronomio ma da un altro dei libri con contenuti “discutibili” della Bibbia:

“Così dice il Signore degli eserciti: Mi sono ricordato di ciò che Amalek ha fatto a Israele; come gli si oppose durante il viaggio, mentre saliva dall’Egitto. Va dunque ora e colpisci Amalek; e distruggi completamente tutto ciò che ha e non perdonarlo; ma ucciderai uomo e donna, da bambino a bambino, dal bue alla pecora, e dal cammello all’asino” – 1 Samuele 15:2,3

(In breve, quest’ultimo passo presenta un comando esplicito e divino di guerra totale — uomini, donne, bambini, neonati, animali — con l’intento di “purificare” la comunità dall’antico nemico Amalek, che già li aveva attaccati all’uscita dall’Egitto. È una forma estrema di giustizia retributiva, un’azione di sterminio sacro, rivolta a cancellare ogni traccia del “male” percepito come minaccia esistenziale per Israele. In soldoni: dio ordina a Israele un genocidio.

Un libro difficile, eppure centrale

Il Deuteronomio è uno dei libri più duri, spigolosi e — se lo leggiamo con occhi di oggi — respingenti di tutta la Bibbia. È pieno di frasi che fanno rabbrividire: donne trattate come proprietà, stranieri da sterminare, figli da lapidare se ribelli, e Dio stesso che sembra geloso, vendicativo, collettivo nella punizione. E allora perché è ancora lì? Perché nessuno l’ha mai tolto? La risposta breve è: perché non si può. La risposta lunga è che il Deuteronomio è la spina dorsale dell’identità religiosa del popolo ebraico. È il testamento di Mosè, il suo ultimo discorso prima di morire. Rilegge tutta la Legge, la riscrive, la indurisce. E nel farlo — nel dare regole, nel promettere benedizioni e maledizioni, nel ricordare al popolo da dove viene e cosa ha passato — compie un’opera gigantesca: costruisce un’identità collettiva in un tempo in cui quella identità rischiava di sbriciolarsi. Israele era minacciata dall’esterno, e forse già in esilio. E allora ecco un libro che, come un padre spaventato, alza la voce per tenere unita la casa.

Il male come tappa, non come meta

Quando leggiamo il Deuteronomio e troviamo parole intrise di sessismo, tribalismo, esclusione, non stiamo leggendo parole di luce, ma parole dentro la storia. Parole pronunciate da un popolo che stava cercando di sopravvivere, spesso in guerra, spesso sottomesso. La religione non nasce come dolcezza universale: nasce come patto di sangue, come strumento di coesione. E solo molto dopo, molto lentamente, evolve. Il Deuteronomio non è la fine del cammino, è una tappa. E proprio per questo non può essere tolto: togliere i passaggi oscuri dalla Bibbia significherebbe falsificare il processo umano e spirituale che la Bibbia racconta. Sarebbe come strappare le pagine peggiori di un diario per far finta di essere stati sempre migliori. La verità è che la Bibbia non è un monolite e non è nemmeno un manifesto di perfezione. È un organismo vivente, stratificato, pieno di contraddizioni e trasformazioni. Se ci entri davvero dentro, ti costringe a scegliere che idea di Dio vuoi abbracciare.

Gesù conosce il Deuteronomio a memoria

Eppure, nonostante tutto, è proprio questo libro che Gesù conosce a menadito. Quando è nel deserto e viene tentato dal diavolo, ogni risposta che dà è una citazione del Deuteronomio. È come se, dentro quel libro faticoso, trovasse non solo legge, ma anche vita. Perché il Deuteronomio contiene anche questo: “Scegli la vita, perché viva tu e la tua discendenza”. Contiene la frase che Gesù trasformerà nella sua preghiera più importante: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la forza”. Sono semi nascosti tra rovi. Fiori in mezzo al fango. E sono proprio questi fiori, nascosti in mezzo al dolore, che la spiritualità successiva farà crescere, portandoli fino a diventare alberi — nel profeta Osea, nei Salmi, nel Cristo.

Una ferita che serve a guarire

La verità è che il Deuteronomio è rimasto lì proprio perché è una ferita. Non si può guarire davvero se non si conosce da dove si è passati. La Bibbia non ci propone una visione già purificata del mondo: ci accompagna nel fango, nella violenza, nell’ingiustizia, anche nell’orrore, e ci costringe a scegliere. Vuoi quel Dio lì, che punisce e divide, o ne cerchi un altro, che consola e unisce? Vuoi ripetere il Deuteronomio, o vuoi superarlo? Perché se togliamo i testi duri, perdiamo anche la possibilità di vedere quanto siano stati superati. Perdiamo il contrasto. E allora sì, il Deuteronomio è misantropo, misogino, duro, violento. Ma è anche l’origine da cui si parte per dire qualcosa di nuovo.

La Verità è un processo storico

Il Deuteronomio non è l’ultima parola: è una tappa, un passaggio, una forma storica che ha avuto il suo tempo e il suo senso. Avete presente Hegel? Per il filosofo tedesco, la Verità non è una cosa fissa da custodire in una scatola, ma un processo vivo, storico, dialettico. È fatta di contraddizioni che non si annullano, ma si attraversano, si comprendono, si trasformano. La Bibbia, letta così, non è un dogma immobile ma un cammino di rivelazione che va da Adamo – lo stato originario, la nudità, il disorientamento – passando per Mosè, la Legge, l’ordine, il controllo, fino ad arrivare a Gesù, dove tutto si ricompone in una nuova sintesi. “Tutto è compiuto” non vuol dire che tutto è fermo: vuol dire che l’idea di Dio, passata attraverso il sangue e la paura, può ora mostrarsi nella sua forma più radicale e semplice — amore, perdono, universalità.

E allora Trump? E allora nella Striscia di Gaza?

Potreste, tuttavia, obiettare ancora che proprio oggi, assistiamo a un ritorno di quelle forme arcaiche: razzismi eleganti nei modi ma feroci nei contenuti, sessismi normalizzati, politiche identitarie che parlano di purezza, di ordine, di “difesa della civiltà”. Non sono lapidazioni, ma sono esclusioni. Non sono codici di pietra, ma algoritmi, leggi, decreti, slogan. E sembrano venire da lì, da quel bisogno antico di dividere, punire, possedere. Ma la storia non è un cerchio chiuso, è ciclica, sì, MA evolutiva.
Vico, Platone, tanti altri parlano di cicli — età dell’oro, d’argento, del ferro — ma ogni ciclo può aprire una possibilità nuova. La Bibbia stessa funziona così: non cancella, non rinnega, ma rielabora. E forse anche noi, oggi, possiamo decidere se ricalcare la spirale verso il basso o verso l’alto. Se tornare ai codici del sospetto, della vergogna, del controllo. O se compiere davvero — questa volta fino in fondo — quella Verità che da sempre ci chiama all’Amore.