Come sopravvivere all'amore

La fatica di essere se stessi

Quanto è faticoso essere se stessi. Avete notato? A nessuno piace quando siete totalmente voi stessi. A casa vi vogliono in un modo (beneducato e agli ordini), a scuola vi vogliono in un altro (costumati e agli ordini), nella vita in generale vi vogliono perfetti e senza sbavature (e agli ordini).
Eppure, la retorica del conosci te stesso impazza: sii te stesso, dice la maestra; sii sempre te stessa, dice il tuo ragazzo; sii la meraviglia che sei, dicono i mental coach e gli psicologi.
Ma non appena dite mezza parola di più, non appena fate una puzzetta, nel momento in cui vi comportate come davvero siete (e cioè vasti, pieni di contraddizioni) eccoli a puntare il dito, storcere il naso, minacciare rappresaglie.
Non conosco nessuno che sia perfetto, senza difetti o spigoli, così come non ho mai visto una rosa senza spine o una vespa senza pungiglione.
Ogni volta che conosciamo una persona nuova, la investiamo di tutta la nostra immaginazione, creando aspettative sovrumane fatte di idealizzazione e bisogni inconsci. Vediamo di lei o di lui solo le cose che abbiamo sempre cercato, di cui abbiamo sempre sentito la mancanza, e quel complesso sistema di elettricità e biochimica che ci muove emotivamente riesce a celare per tutto il primo tempo il resto di lui o lei. Dopo l’intervallo, però, gli ormoni vengono riassorbiti, i neuroni si riposano e gli occhi si spalancano su tutto ciò che rimane al netto della nostra idealizzazione. Il secondo tempo parte, così, che già ci sembra di dover scalare una montagna là dove prima c’era una romantica lagunà blu.
Si dice che l’amore comincia quando finisce l’amore. Cioè che l’amore vero, quello che accetta e contiene, permette e libera, comincia quando l’amore romantico, quello dei colpi di fulmine e delle sensazioni di pelle, quello della nevrosi e della necessità, finisce.
Ci si può innamorare davvero, cioè, quando si spegne l’entusiasmo e cominciano le recriminazioni.
È una dura prova, non si può negare, ma si tratta dell’unico modo che abbiamo per smettere di amare con la testa e cominciare ad amare col cuore.
È difficilissimo essere se stessi, io credo che l’amore sia stato inventato proprio per questo: per rendercelo più facile, questo smascheramento. Perché la madre e il padre che ti mano qualsiasi cosa tu sia o non sia, l’amico o l’amica che ti adorano qualsiasi cosa tu faccia o non faccia, la fidanzata e il fidanzato che ti continua a volere e a volere sposare non solo nonostante tutti i tuoi difetti ma PROPRIO in ragione di ognuno di essi, sono loro che ti infondono, alla fine, il coraggio di svelare il tuo vero volto.
Sto parlando di quelle imperfezioni uniche che ti fanno rassomigliare a un diamante, permettendomi di distinguerti, ogni giorno, ogni ora e ogni momento, in mezzo a miliardi di altre persone; mi riferisco a quelle impurità che hai tu e che ho io e che grazie all’amore tuo e al mio forse non riusciremo a purificare del tutto ma sicuramente saremo capaci di valorizzare. Appunto, come una pietra preziosa e le sue forme baluginanti e irripetibili. Appunto, come un dente storto, un naso lungo, una risata sguaiata, un senso dell’umorismo discutibile, un modo di parlare o di agire goffi, una propensione a sbagliare e a cadere e a rialzarsi per sbagliare e cadere di nuovo.
È un cazzo di lavoro a tempo pieno, questa cosa dell’essere se stessi. Eppure con l’amore, vi dirò, con l’amore dalla nostra parte, prima o poi lo capiremo… come si fa a essere veramente, totalmente, precisamente chi siamo.

Salvatore “Saso” Tigani è un giornalista, scrittore e autore umoristico. È diventato famoso con Come sopravvivere ai Calabresi, ma ha scritto anche cose belle. Alcuni suoi racconti hanno vinto importanti premi letterari e compaiono in raccolte e antologie nazionali. Però è astemio.