“Bioeticando” di Domenico De Angelis, ep. 1: Bioetica… di che tratta?
Con questo breve contributo mi accingo ad aprire una rubrica nel “SasoBlog” proponendo una serie di riflessioni intorno ad una parola tanto misconosciuta quanto attuale: “Bioetica”. Ne avete mai sentito parlare? Sicuramente ne siete venuti a contatto molto più di quanto immaginate, anche inconsapevolmente. La bioetica, oggi più che mai, si impone nel panorama culturale come indispensabile. Analizzando il termine, ci accorgiamo che è formato da due parole greche: “bìos” che significa “vita” ed “éthos” che significa “costume”. Etimologicamente, ad un primo sguardo, potrebbe essere riassumibile come “etica della vita”. Ad oggi, purtroppo, una definizione accettata da tutti non esiste, c’è chi la restringe solo alla clinica medica e chi, invece, la vorrebbe globale, estendendola sempre più. In compenso i più sembrano convergere nella seguente enunciazione che possiamo così sintetizzare: si tratta di uno studio sistematico della condotta umana alla luce dei principi etici e morali nel campo delle scienze della vita e della salute. La riflessione bioetica ha avuto, in realtà, una lunga gestazione. Le tematiche appena espresse sono state studiate e approfondite a più livelli e in diverse occasioni, anche prima del 1970, anno “ufficiale” del suo inizio. Ma di questo avremo modo di parlarne prossimamente. Ora ci soffermeremo solamente sulle tematiche che sono di competenza della bioetica. Individuiamo di seguito i macroambiti fondamentali: a) La procreazione umana (sessualità, procreazione naturale, fecondazione artificiale, regolazione naturale della fertilità e contraccezione, sterilizzazione); b) Genetica umana (genoma umano, biotecnologie e terapia genica, clonazione e cellule staminali); c) L’embrione (aborto, diagnosi prenatale, interventi sugli embrioni umani); d) La vita nella fase terminale (dolore ed eutanasia, accanimento terapeutico, cure palliative, morte encefalica e trapianti d’organo); e) Ambientale (la sensibilità verso la nostra casa comune, la terra, l’uomo come amministratore). Il tutto con un solo scopo: riflettere responsabilmente. Due termini essenziali. La riflessione come tipica ed essenziale attività umana, e la responsabilità intesa come capacità di rispondere ad una chiamata d’impegno. La bioetica cerca di dare una risposta ai nuovi interrogativi morali sorti dall’ampliamento delle conoscenze e dei poteri in ambito scientifico e tecnologico. Tali domande possono riassumersi in un’unica ed emblematica formulazione: quanto è tecnicamente possibile è moralmente lecito? Dobbiamo considerare che la caratteristica del tutto nuova aperta dalle moderne possibilità applicative della scienza consiste nella eventuale irreversibilità delle conseguenze, sia per l’impatto che esse potrebbero avere sul futuro dell’uomo che sull’ambiente nel quale egli vive. Ecco perché la prudenza dovrebbe essere la parola d’ordine nel panorama delle scienze mediche. Anche perché salutare come “bene” tutto ciò che è “nuovo” non è sempre positivo. Le innovazioni in campo medico e non solo, non sempre portano del bene per l’uomo a lungo termine. Insomma, avremo modo di riflettere sulle tematiche esposte che si profilano molto delicate e importanti. Intanto un avviso per voi lettori. Il tenore verbale di una parola impegnativa come “bioetica” non deve scoraggiare i non addetti al settore. Anzi, suggerendo di allontanarsi dal facile chiacchiericcio da bar e dalle tendenziose rappresentazioni massmediatiche è possibile ritagliarsi un angolo di lettura da una nuova prospettiva, aprire una finestra e guardare la vita in modo più consapevole. Che a questa possibilità possa contribuire questa serie di riflessioni è un impegno personale e di Saso (che ha garantito uno spazio in questo Blog). Anche perché, in contesti vitali, non si possono improvvisare considerazioni affrettate.