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PANDEMIA E GUERRA DEI MONDI. Il ruolo dell’Abilità Critica e dell’Alfabetizzazione Digitale nell’ondata di psicosi generata dal Corona Virus

ALLE OTTO IN PUNTO della sera di domenica 30 ottobre 1938, la rete radiofonica statunitense Cbs trasmetteva in diretta La Guerra dei Mondi, un radiodramma tratto dal romanzo omonimo di H.G. Wells e diretto da un giovanissimo Orson Welles. Attraverso il registro realistico dei notiziari radiofonici, e una schiera di personaggi ben costruiti per apportare credibilità agli eventi narrati (dallo scienziato all’ammiraglio della marina, con i quali il finto conduttore del falso Tg si collegava durante tutta la diretta), la trasmissione divenne l’esempio più eclatante del “potere dei media di falsificare la realtà”. Infatti, nonostante il dramma fosse preceduto dal consueto concerto per pianoforte di Ciaikovskij (sigla del “Mercury Theatre on air”, contenitore in cui ogni settimana veniva ospitato un radiodramma diverso) e presentato dall’introduzione dello stesso Orson Welles, quasi un americano su tre, in quella notte di Halloween, credette davvero che gli alieni fossero sbarcati sulla Terra e stessero invadendo l’America, mettendosi in macchina e intasando le autostrade nel tentativo di lasciare il Paese.

A seguito del più grande evento mediatico della storia, almeno fino all’11 settembre 2001, uno psicologo brillante come Albert Hadley Cantril analizzò le miriadi di lettere pervenute alla radio statunitense successivamente alla notte di Halloween e, anche grazie a una indagine a tappeto svolta attraverso il metodo statistico dell’intervista, offrì il primo studio scientifico approfondito della cosiddetta “psicologia dell’ascolto”. Le cui conclusioni, scomponendo attentamente anche il programma radiofonico, furono tante e fondanti per le successive scienze della comunicazione di massa.

Cantril infatti concludeva, dopo mesi di indagini, che le cause per cui era stato possibile che milioni di americani credessero all’invasione dei marziani potevano riassumersi attraverso pochi punti:
– “La natura della fiducia del pubblico nel mezzo radiofonico in sé. La Guerra dei mondi fu trasmessa in un periodo in cui la radio aveva sostituito i giornali come fonte primaria di informazione”.
– “Il grado di instabilità politica del tempo”.
– “Il contesto d’ascolto: molti si sintonizzarono tardi o per ‘contagio’, invitati da conoscenti al telefono a connettersi alla radio, fomentandosi a vicenda”.
– “Il profilo psicologico e sociale del pubblico: Cantril ha riscontrato personalità di ascoltatori molto più propensi di altri a credere senza riserve, ascoltatori incapaci di fare uso di senso critico. In particolare, la mancanza di senso critico è stata riscontrata, nelle interviste fatte da Cantril, soprattutto in ascoltatori con un minore grado di alfabetizzazione e limitato consumo culturale”.
– “L’alto grado di realismo della trasmissione. ‘Non sembrava un radiodramma’, riferì uno degli ascoltatori al sociologo americano”. [fonte: Tiziano Bonini, Doppiozero]

È lapalissiana e gigantesca la differenza tra la vicenda de “La guerra dei mondi” e la psicosi che stiamo vivendo a causa della pandemia del cosiddetto Corona Virus, ma possiamo rintracciare comunque alcune importanti analogie.
– La maggior parte delle persone vengono “sintonizzate per contagio” agli aggiornamenti e alle notizie fake, invitati da conoscenti e amici attraverso rapidi messaggi di chat o sms.
– Pur trovandoci all’interno di una particolare congiuntura storica di crisi e incertezza, la nostra quotidianità è assai diversa da quella degli americani del tempo, minacciati da guerre imminenti e sconvolgimenti politici internazionali. Tuttavia è indubbio, oggi, che molte persone siano in leggero stato di ansia riguardo alle sorti dell’infezione”: telegiornali e testate giornalistiche stanno creando quotidianamente un allarmismo “strisciante”, sfociato in molti casi in una preoccupazione di fondo per l’incolumità propria e dei propri cari. C’è insomma chi, in questi giorni, stia temendo sinceramente la situazione stia sfuggendo o, addirittura, sia sfuggita di mano, così che, collegandosi (spontaneamente o a seguito di un sollecito) ai principali social e, in specie, alle pagine che propagandano fake new, stia inconsciamente bypassando le informazioni sul tono degli articoli, dei messaggi vocali, delle vignette, rimanendo psicologicamente cieco e inconsapevolmente insensibile all’ironia. È qualcosa che sperimentiamo quotidianamente, similmente a quando abbiamo gli occhiali sulla testa e li cerchiamo ovunque: chi è preoccupato per qualcosa dà per scontati molti dettagli, impiegando le proprie energie consce e inconsce per concentrarsi nell’ideazione di una strategia risolutiva e mancando così di controllare ciò che è dato per ovvio (provare a cercare gli occhiali sulla testa, per esempio, quando l’ansia suggerisce: “li ho persi”).

Orson Web. Per quanto riguarda l’evento su scala decisamente maggiore della “Guerra dei mondi”, Cantril ammette che l’analfabetismo (all’epoca ancora diffusissimo) aveva favorito la mancanza di una abilità critica minima per discernere realtà e finzione drammatica. Soprattutto però il limitato “consumo mediatico” (nel caso specifico radiofonico) di alcuni aveva facilitato l’equivoco: chi non era abituato allo stile e ai registri radiofonici, non aveva metri di paragone per capire la natura del radiodramma; non avendo mai fruito un dramma radiofonico, un americano su tre non ne riconobbe gli stilemi nell’opera di Welles. Così come oggi, chi non passa molto tempo su Internet e nei social network non ha molta famigliarità con il genere di finzione iperrealistica a cui le nuove tecnologie ci hanno abituato: solo su Facebook, girano ogni giorno decine di “scherzi” , con fotomontaggi più o meno credibili e fan-fiction (racconti di finzione ispirati a “fatti” di attualità, a VIP o a personaggi di film e telefilm famosi, scritti dagli appassionati) costruite più o meno ad arte. L’alfabetizzazione tecnologica permette di capire sin dai primi fotogrammi di un video o dai primi secondi di un audio la natura dello “scherzo”, mentre i pochi che, non avendo abitudini internettiane, si ritrovano davanti a qualcosa di “nuovo” non hanno alcun metro di paragone con cui giudicare le bufale. Il tema del Digital divide (la distanza tra chi ha familiarità con i mezzi digitale e chi no) è ancora attuale e influenza moltissimo la nostra società.

Salvatore “Saso” Tigani è un giornalista, scrittore e autore umoristico. È diventato famoso con Come sopravvivere ai Calabresi, ma ha scritto anche cose belle. Alcuni suoi racconti hanno vinto importanti premi letterari e compaiono in raccolte e antologie nazionali. Però è astemio.