Hack, la scienza e le “colpe” di Croce
LA professoressa Margherita Hack, invitata dal preside Vincenzo Nasso e dai professori Marcello Anastasi e Girolamo Calogero del Liceo Scientifico Guerrisi di
Cittanova, è entusiasta di partecipare ad uno dei pochi eventi organizzati in Calabria per l’Anno Internazionale dell’Astronomia. Ieri ha incontrato gli docenti degli istituti superiori della
provincia di Reggio. Un altro incontro è previsto oggi nella sala congressi della Banca di Credito Cooperativa di Cittanova con una relazione su “Le nuove frontiere dell’Astronomia”. Sarà
poi premiata dall’orafo Gerardo Sacco con un riconoscimento alla carriera scientifica commissionato dal Liceo. In un’intervista esclusiva al Quotidiano, la Hack commenta lo stato della ricerca in Italia.
Nel suo primo discorso da presidente, Obama ha promesso: «Ridaremo alla scienza il posto che le spetta»
«Ecco, in Italia ci vorrebbe un Obama… Ma basterebbe anche uno Zapatero».
Qual è questo posto, e
perché l’hanno sottratto
alla scienza?
«Sottratto… parlando dellItalia c’è sempre stato pochissimo spazio per la scienza. Per “colpa” anche
di Croce, e Gentile, che consideravano la scienza un sottoprodotto della cultura, a differenza delle materie umanistiche. Il problema è
che la scienza è insegnata troppo poco e male, in maniera troppo astratta. Le scuole medie raramente hanno un laboratorio, e questo dipende moltissimo dall’iniziativa degli insegnanti: per esempio, in un paesino nei pressi di Pordenone ho visto una scuola elementare dove le maestre hanno creato un vero e proprio laboratorio di fisica, con mezzi di fortuna, roba raccolta nei cassonetti. I bambini in quel laboratorio fanno esperimenti come trasformare bottiglie d’acqua in strumenti musicali semplicemente riempiendole a diverse altezze; costruiscono una camera oscura, una stanza buia con un forellino e si vedono le immagini; oppure illuminano un paesaggio di cartone con una bicicletta e una dinamo. Così si capisce che la scienza non è campata in aria ma è nelle azioni e gli strumenti di tutti i giorni. Se in tutte le scuole facessero delle iniziative simili la scienza non sarebbe così ostile ai più giovani. Io ho capito il significato fisico di una formula
astratta all’università, e nemmeno al primo anno!»
La scuola italiana spinge maggiormente verso le materie umanistiche?
«E’ la cultura italiana, la sua tradizione. Anche se poi ci sono troppi laureati in materie umanistiche e pochi posti di lavoro».
Lei però ha fatto il liceo classico…
«Mi hanno iscritto i miei. Ho perso tempo a studiare per 5 anni latino e greco, perché sono formativi, dicevano e dicono, ma avessi studiato più inglese mi sarebbe servito un po’ di più. E magari anche più materie scientifiche».
Come si può suscitare nei giovani la passione per fisica, chimica, matematica, tutte discipline che a un dodicenne possono sembrare lontane dal mondo reale e del lavoro?
«Però ogni marchingegno, cellulari, computer, senza ricerca di base, senza la ricerca scientifica nuda e cruda, non esisterebbero! (ride) Consiglio un libro, per le Editoriale Scienza,
“La fisica del Miao”, sembra un libro di favole per bambini, ma è anche per grandi: io ho imparato parecchio, su quel testo. Per esempio le leggi che tengono in aria un pesantissimo Jumbo, e tutta una serie di fenomeni quotidiani che sembrano misteri. Alla base di ogni invenzione, oggetto di consumo, evento quotidiano, ci sono spiegazioni fisiche, e anni di ricerca».
La stessa ricerca che oggi in Italia viene marginalizzata…
«A Trieste per due anni si è organizzato il Fest (fiera editoria scientifica Trieste), e quest’anno se ne doveva organizzare una terza edizione. In una città dove, per iniziativa di un professore di fisica dell’Università, è sorto il Centro internazionale di fisica teorica, l’area di ricerca e una serie di iniziative scientifiche per le quali a Trieste ci sono otto ricercatori su mille abitanti, una media altissima. Invece un’amministrazione lungimirante, ovviamente di destra, taglia i fondi per il Festival, che avrebbe portato anche soldi, turismo, dando una spinta alla città in un momento di crisi.
Avrebbe potuto diventare un evento importante e duraturo come il Festival di Genova».
Lei ha criticato il governo proprio per questa miopia, per la quale invece di sovvenzionare la ricerca si effettuano tagli disastrosi. Berlusconi le ha ri sposto a Nuoro dicendo che “in tv mi ha attaccato persino una astrologa”.
(ride) «Addirittura una astrologa! Adesso gli faccio l’oroscopo gratis…»
Per i suoi detrattori lei non dovrebbe dire la sua in ambito politico, essendo un’astronoma. Nonostante sia stata iscritta al partito radicale transnazionale e si sia candidata un paio di volte con il i Comunisti italiani…
«Io sono prima di tutto una cittadina italiana. Non sapendo come rispondere mi attaccano dicendo che dovrei soltanto stare a guardare le stelle. Ma le
stelle sono oggetti di fisica straordinariamente importanti, e l’astrofisica è una palestra completa di fisica. Per interpretare la luce emessa dalle stesse, per esempio, si ricorre a tutte le branche della fisica: la meccanica per i moti, l’ottica per gli strumenti, la fisica atomica per interpretare gli spettri stellari, la fisica nucleare per capire quali sono le fonti dell’energia stellare, la relatività… E la scienza diventa sempre più precisa: un tempo si diceva che l’universo è nato tra i 10 e i 20 miliardi di anni fa. Adesso lo scarto è stato ridotto a 100 milioni di anni. Passi da gigante».
Come mai allora proliferano ancora teorie poco scientifiche come il Creazionismo, la teoria del Disegno intelligente…?
«Beh c’è questa voglia di credere, di irrazionalità… Mi ricordo della pubblicità degli autobus (ride): “C’è una brutta notizia, Dio non esiste. Ma la buona notizia è che non ne hai bisogno”. Che poi pare l’abbiano proibita perché, si temeva che gli autisti potessero fare obiezione di coscienza! Ad ogni modo, tutte queste pseudo religioni hanno preso piede e proliferano maggiormente in America perché lì sono molto più religiosi di noi, sono molto più creduloni. In Italia credo che la maggioranza di noi creda all’esistenza di Dio, ma non come una volta, temendo l’inferno o sperando nel paradiso, ma piuttosto in una maniera forse più epidermica. E poi in Italia c’è l’inferenza del Vaticano, una cosa inammissibile, favorita dai nostri politici. Penso sia inconcepibile che in un paese democratico un ministro, penso a Sacconi, faccia le grida manzoniane contro la clinica di Udine disposta a togliere il sondino alla Englaro: “Ne avranno immani conseguenze”, ha detto.
Proprio una minaccia come: “questa cosa non s’ha da fare!”. Un ministro che si oppone a una sentenza della Cassazione. Dov’è la separazione tra governo e giustizia? Hanno fatto bene i radicali a denunciarlo per violenza privata, lo è. Infatti poi c’è stata Mercedes Bresso, l’unico governatore che ha avuto il coraggio di difendere una democrazia laica. Poi c’è l’ormai eterna questione degli embrioni che avrebbero l’anima e ce ne sono migliaia congelati. Bisognerebbe lanciare un appello: adottate un embrione. Roba da Medioevo».
Scienza e fede possono conciliarsi?
«Ma certo, ci sono molti scienziati cattolici. Si può benissimo credere in un essere superiore che ha creato il mondo e studiare la Creazione. Credo però che quando si parla di etica debba finire questa inferenza. A La7 sentivo l’“intellettuale” Socci che paragonava un neonato a una persona in coma, perché “entrambi dipendono da altri”. Assurdità: il neonato piange, si agita, non è un vegetale. Interventi del genere ci riportano indietro di mille anni».
Salvatore Tigani con Antonino Brosio
(originariamente apparso sul Quotidiano della Calabria, il 24 gennaio 2009)