Psicologia,  saggio,  senza sforzo

Essi Vivono. Il Dramma Silenzioso Dei Nostri Bambini Interiori

L’essere umano nasce come un mosaico di percezioni pure e non filtrate, una coscienza fluida che si nutre di immagini, suoni, odori e sensazioni. Nei primi anni di vita, l’essenza originale, libera da separazioni e giudizi, si manifesta come un potenziale sconfinato di connessione con il tutto. Tuttavia, con l’acquisizione del linguaggio e l’interiorizzazione delle norme sociali, si assiste a una trasformazione profonda: l’Io emerge come un costrutto modellato dalla famiglia, dai caregiver, e dalla società.

Questo Io, sebbene necessario per navigare nella complessità del mondo, si sovrappone all’essenza originaria, confinandola e reprimendola. Diventa un censore, un filtro che consuma enormi risorse psichiche per mantenere il controllo e aderire alle aspettative sociali, lasciando il bambino interiore intrappolato in un linguaggio simbolico inaccessibile. Questo processo genera una frattura interna che alimenta incomprensioni, sofferenze e un senso di alienazione.

Eppure, l’Io non è il nemico. È uno strumento indispensabile, ma deve essere smascherato, liberato dalle maschere e ricondotto al suo scopo originario: interpretare la realtà senza identificarsi con essa. Solo così possiamo riconciliarci con il nostro sé più profondo, integrando le nostre parti interiori e riscoprendo la connessione autentica con il mondo.

In questo saggio, esploreremo le implicazioni psicologiche, neurologiche e sociali di questa dinamica, proponendo un percorso di riconciliazione tra l’Io e il bambino interiore per una vita più autentica e consapevole.

La Transizione da Essenza a Costrutto

Gli studi sullo sviluppo del cervello umano suggeriscono che nei primi anni di vita la nostra mente opera principalmente in stati di coscienza associati alle onde cerebrali theta e delta, tipiche di un cervello altamente plastico e ricettivo. In questa fase, i ricordi si formano come una sinfonia sensoriale: immagini vivide, suoni evocativi, odori penetranti e sensazioni tattili che si imprimono nella nostra essenza in modo non verbale. È un linguaggio primordiale, fluido, che abbraccia il mondo senza separazioni, etichette o giudizi.

Quando il linguaggio emerge, intorno ai 4-6 anni, avviene una transizione fondamentale: il cervello inizia a privilegiare la modalità verbale, registrando i ricordi sotto forma di narrazioni. Questo passaggio trasforma il modo in cui comprendiamo e memorizziamo le esperienze, ma al contempo crea una distanza dalla nostra essenza originaria. L’acquisizione del linguaggio coincide con l’interiorizzazione delle norme sociali e la nascita dell’Io, una struttura indispensabile per navigare nella complessità del mondo sociale, ma che spesso agisce come un filtro censore.

Questo Io, costruito dalle agenzie educative, dalla famiglia, dai caregiver, dalla cultura e dalla società, utilizza le risorse psichiche del nostro essere originario per modellarsi e prendere forma. In questo processo, l’Io sovrascrive il “bambino originario” con un nuovo linguaggio e una nuova identità. I ricordi e le percezioni del nostro sé primordiale si fanno sempre più inaccessibili, sepolti in un linguaggio emotivo e simbolico che l’Io non è più in grado di comprendere. È come se una barriera invisibile ma potente si alzasse, separandoci dalla nostra essenza e lasciando il bambino intrappolato dietro il velo delle narrazioni verbali e delle convenzioni sociali. Questo processo può essere immaginato come un “incistamento” dell’Io, che si innesta sull’essere puro, trasformandolo in una struttura funzionale ma limitante.

Il Bambino Intrappolato e l’Io-Censore

L’Io adulto è un costrutto consumante, che richiede un’enorme quantità di energia per mantenere il controllo sulla nostra psiche. Sigmund Freud, nel suo modello strutturale della mente, descrive l’Io come un mediatore tra le pulsioni dell’Es e le richieste della realtà esterna. Per mantenere questo equilibrio, l’Io deve operare come un censore, reprimendo impulsi, desideri e ricordi che potrebbero disturbare la stabilità della coscienza. Questo processo, noto come rimozione, implica un consumo energetico elevato, poiché l’Io deve costantemente vigilare e sopprimere le manifestazioni dell’inconscio.

Freud osservava: “L’Io non è padrone in casa propria; è come un passeggero che si illude di poter guidare la carrozza, mentre è spesso dominato da forze più profonde.” Questa immagine evidenzia la complessità dell’Io, una struttura indispensabile per vivere nel mondo, ma che può diventare un ostacolo quando si identifica esclusivamente con la propria maschera sociale.

Se l’Io fosse libero di funzionare nel suo ruolo originario – un interprete della realtà e un mediatore tra il nostro mondo interno ed esterno – l’essere umano potrebbe raggiungere il suo massimo potenziale. Tuttavia, l’Io spesso si sovraccarica, tentando di reprimere il bambino interiore e di conformarsi alle aspettative sociali. In questo stato, consuma risorse psichiche e genera un senso di alienazione.

Le Conseguenze di un Abuso Inconscio

La repressione del bambino interiore non è solo un problema personale: ha conseguenze profonde sulla società e sul mondo. L’Io, separato dalla sua essenza, agisce come un usurpatore, incapace di comprendere le vere necessità dell’individuo. Questo stato di alienazione interna può manifestarsi in comportamenti distruttivi, sia a livello personale che collettivo.

Molti dei mali del mondo – guerre, disuguaglianze, distruzione ambientale – possono essere visti come il risultato di questa separazione. Gli esseri umani, scollegati dalla loro essenza, cercano di riempire il vuoto interiore con il potere, il possesso, e il dominio sugli altri. Questo ciclo perpetua l’alienazione e la sofferenza, sia individuale che collettiva.

Un’analogia illuminante si trova nell’organizzazione delle società e delle istituzioni. L’illusione dell'”io-pelle”, che percepisce confini rigidi tra sé e il mondo, si riflette nei confini degli stati-nazione. Così come l’Io protegge la propria sopravvivenza reprimendo il bambino interiore, i governi e le istituzioni spesso concentrano le loro energie nel mantenere la loro esistenza, anche a scapito dei valori originari per cui sono nati. Partiti politici, associazioni e organizzazioni non governative possono iniziare con nobili scopi, ma col tempo rischiano di ridursi a combattere per la propria sopravvivenza come entità, sacrificando gli ideali iniziali. Per esempio, partiti politici nati per promuovere giustizia sociale possono finire per concentrarsi solo sulla perpetuazione del loro potere, dimenticando il motivo per cui sono stati creati. Allo stesso modo, confini e barriere tra nazioni, pur essendo costruzioni sociali, diventano fonti di conflitto e divisione, mantenuti per paura della “morte” culturale o identitaria. Questa paura, simile a quella dell’Io che teme la propria dissoluzione, perpetua cicli di alienazione e conflitto.

Un Cammino Verso la Riconciliazione

Riconnettersi con il bambino interiore richiede uno sforzo consapevole. Significa imparare a leggere i segnali del corpo, accogliere le emozioni senza giudicarle, e ascoltare la voce simbolica della nostra essenza. Pratiche come la meditazione, l’arte, e la terapia possono aiutare a creare un ponte tra l’Io e il bambino interiore, permettendo una comunicazione più autentica e una maggiore integrazione.

Smascherare l’Ego e Riconciliare le Parti

Per avviare un processo di riconciliazione, è fondamentale smascherare l’Io, togliendogli le maschere che lo appesantiscono e lo distorcono. L’ego, infatti, non è il nemico: è uno strumento necessario per interpretare la realtà e vivere nel mondo. Tuttavia, l’errore nasce quando l’Io si identifica con il suo ruolo e dimentica di essere parte di un sistema più grande e interconnesso.

L’Io, come ogni cosa nell’universo, tende a perpetuarsi. Ha paura di “morire” – cioè di perdere il controllo – ma questa paura è un’illusione. Quando l’Io si conosce per ciò che è, comprende che non c’è morte, ma solo trasformazione. Riconciliare l’Io con il bambino interiore richiede una visione compassionevole: non dobbiamo colpevolizzare l’Io, né la società, né i meccanismi inconsci che ci hanno modellato. Dobbiamo invece comprendere che queste strutture sono il risultato di una lunga evoluzione, e che la nostra sfida è usarle come strumenti per unire, anziché dividere, le nostre parti interiori.

Conclusione

La separazione tra l’Io e il bambino interiore è una tragedia silenziosa che permea la vita umana. Ma è anche una sfida: un’opportunità per riscoprire chi siamo veramente e per vivere in modo più autentico. Se riusciremo a riconciliarci con la nostra essenza originaria, potremo non solo guarire le nostre ferite personali, ma anche contribuire a creare un mondo più compassionevole e armonioso.

Essi vivono. Sono dentro di noi, intrappolati, in attesa di essere ascoltati e liberati. E noi, se avremo il coraggio di guardare oltre le maschere dell’Io, potremo finalmente ricordare chi siamo veramente.

Salvatore “Saso” Tigani è un giornalista, scrittore e autore umoristico. È diventato famoso con Come sopravvivere ai Calabresi, ma ha scritto anche cose belle. Alcuni suoi racconti hanno vinto importanti premi letterari e compaiono in raccolte e antologie nazionali. Però è astemio.