Caro Amore
“Capo, oggi è il mio anniversario di matrimonio”, così gli ho detto. Non ho fatto nemmeno un’assenza, quest’anno, con l’eccezione di quella volta che mi sono ustionato con l’olio bollente. E comunque, quella volta non è stata colpa mia, ma del giunto della friggitrice che si era allentato: “Non mi sono lamentato, non ho denunciato e due giorni dopo sono tornato al lavoro, con questa cicatrice qua”. Così gli ho detto e poi gli mostrato il polso sfregiato. “Va bene”, ha risposto, e anche se si vedeva che era un po’ incazzato, mi ha fatto uscire tre ore prima. Mentre corro sotto la pioggia, e prendo le curve della Salaria…
Lana e io
Ho sognato un futuro lontano. Ho sognato il futuro. Ho sognato… dovrebbe bastare. 1 Quando la luna esplose Lana e io stavamo scopando. Eravamo di nuovo saliti sul tetto per la scansione dei pannelli solari, come tutti i lunedì sera, e come tutti i lunedì sera ci eravamo portati dietro il cestino con la pappa di lumache, il pane tostato, una confezione di arance e il kit di sopravvivenza. Mentre io passavo in rassegna i venti pannelli uno per uno, con il rilevatore di quintessenza, Lana distendeva le stuoie di paglia sintetica sul primo pannello controllato e preparava con calma la cena. Subito dopo accendeva i candelotti…
La Cascina
La cascina è sospesa su cuscini di nebbia, a un palmo dal suolo erboso. È ferita da lame di luce solare, medicata dal verde del muschio, solleticata da grosse formiche nere. Ha il tetto spiovente, rotto di fianco a un comignolo che sbuffa fumo nero. Attraverso lo squarcio, pesanti gocce di rugiada piovono giù dagli alberi, dalle travi fino al pavimento. Lo spesso strato di polvere, ammaccato dalle impronte di scarponi e piedi nudi, si ulcera e sveglia, si impregna e tossisce: sono piccoli colpi di tosse ovattati, subacquei, ritmici, persino melodici. Accanto al camino, nell’unica stanza, c’è una scrivania: apparecchiata di ferri del mestiere (bisturi, cesoie, pinze, forbici,…
Venuta al mondo
Per prima cosa abbassò lo sguardo e si scoprì i piedi. Aveva aperto gli occhi sul verde di un prato sconfinato ma non avendone mai fatta esperienza si era messa a piangere. Le lacrime le erano venute fuori dagli occhi senza che lei se ne accorgesse, o sapesse cosa fossero le lacrime e gli occhi. Ora questi piedi, che non avevano senso, non si presentavano, non comunicavano nulla, trattenevano la sua attenzione. Se ne spaventò, più di prima di fronte alla distesa di alberi e cespugli ed erbetta fine. In un certo senso era stato proprio il campo che aveva intorno a indicarle i piedi, a spingerla a cercarseli. Aveva…