Come sopravvivere all'amore

Buon San Valentinisco

Oggi, nel santissimo giorno di San Valentino, mi sento di condividere con voi un fatto personale, molto intimo, a proposito dell’amore e di tutto il merchandising a esso collegato.
Praticamente correva l’anno 2012 o forse quello dopo, chi se lo ricorda più. Vivevo una bella storia di passione, meraviglia, cinema e letteratura con una tipa dagli occhioni azzurri-azzurri. Niente di complicato, nessuna aspettativa, solo un bel feeling e le solite cazzate semantiche a corredo. Dopo il primo mese però, in lei scatta qualcosa, una molla che certe donne, ora lo so, cominciano a caricare non appena conoscono un maschio nuovo. La molla morbosa della gelosia.
Minchia mi comincia a fare due palle così grandi, con paranoie del tipo “Hai messo mi piace!”, “Con chi cazzo chattavi!”, “Dov’eri stanotte?!”, “Sei andato al 34 senza di me!”, eccetera.
Resistiamo due mesi, poi puff, ci molliamo. Senza nemmeno litigare, con un vabbeh, sticazzi, se non c’è fiducia non c’è Barilla né casa.
Caso volle che solo tre giorni dopo ci incontrassimo in aereo (io sugli aerei c’ho sempre culo). Entrambi educatissimi, ci salutammo con le smancerie del caso, e la aiutai a mettere a posto i bagagli. Mi disse: “Reggimi l’iphone che mi tolgo il cappotto”. E guarda le volte il destino: mentre le tenevo il cellulare le arriva un messaggio, visualizzato con tanto di cuoricini sul display.
AMORE MIO NON VEDO L’ORA CHE ARRIVI.
QUESTI DIECI GIORNI SONO STATI TERRIBILI!
Ora, io in matematica non è che sono proprio una cima, però due conti me li sono fatti. E ho esclamato: “Che zoccola!”
Tutto il vettore Ryanair si è girato verso di me. Allora ho mostrato il display agli altri passeggeri e ho chiesto conferma: “Non trovate anche voi che sia una zoccola?”.
Qualcuno ha fatto sì con la testa.
Lei dunque si è prodigata in una serie di pseudo spiegazioni, una più bella dell’altra, equivalenti grammaticali dei quadri di Jackson Pollock. “Non è come pensi, ti giuro, non pensare che, hai capito?”
Io salmodiavo: “Che zoccola”.
Allora lei continuava: “Senti, davvero, non credere, insomma”.
Ero incazzatissimo, sempre più nero di rabbia, stavo per esplodere (su un aereo, sic!) quando lei si espresse così: “Saso, davvero, IO NON TI MENTISCO!”
SILENZIO
Dentro e fuori di me una calma di pace. Sorrido, le metto una mano sulla spalla e le dico: “Dai, tranquilla, non è successo niente, andiamo a sedere”.
“Mi hai dato della zoccola!”.
“No, scusa, era una imprecazione, come dire ‘porca paletta!’.”
“Allora non sono zoccola…?”.
“No, no, ci mancherebbe”.
Arrivato a destinazione, mi viene a prendere all’aeroporto il mio amico rapper Funky D con il suo compare e fratello nonché disegnatore di fumetti Saturnale. In macchina gli racconto tutto e scriviamo il pezzo che, se vi va di ascoltare, potete cercare su youtube (vi basta cercare il mio cognome + NON TI MENTISCO – STORIA DI UN MERETRICIO GRAMMATICALE).
—ogni riferimento a fatti, persone o cose è puramente casuale—
Buon San Valentinisco a tutti.

Salvatore “Saso” Tigani è un giornalista, scrittore e autore umoristico. È diventato famoso con Come sopravvivere ai Calabresi, ma ha scritto anche cose belle. Alcuni suoi racconti hanno vinto importanti premi letterari e compaiono in raccolte e antologie nazionali. Però è astemio.