BIOETICA

Bioeticando” di Domenico De Angelis, ep. 8 – L’azione con duplice effetto

 

Ad ogni azione un effetto. Sembra un assioma inconfutabile. E se da una azione scaturissero due effetti? Tecnicamente si parlerebbe di azione con duplice effetto. A prima vista potrebbe banalmente essere tradotto con: “due piccioni con una fava”. Purtroppo non è proprio così. Tutt’altro. Anche perché la situazione è nello scegliere tra due effetti che si prospettano essere negativi. Al di là degli slogan c’è una realtà concreta da gestire. Come comportarsi in questi casi? Che fare? proviamo a soffermarci un attimo. Dopo aver presentato, nello scorso episodio, i quattro principi della bioetica personalista proposti dal cardinale Elio Sgreccia, mi preme fare una doverosa precisazione a proposito di uno dei principi che, a mio avviso, è meglio chiarire. Si tratta del principio terapeutico, anche detto di “totalità”. Spero concorderete col fatto che, come è evidente, l’esperienza etica non prende in considerazione complessi schemi matematici e analisi particolari legati a statistiche, non si può accendere il computer e mettere un flag per sapere la risposta giusta. Ne esiste un’apposita app (al momento). Non tutto può essere riassumibile con un sistema binario di “0/1”, “passa/non passa”, “aperto/chiuso” (è solo questo che fa un computer con buona pace dei fautori dell’intelligenza artificiale). L’esperienza etica si concentra attorno ad una situazione storica e precisa in relazione con una soggettività particolare, con una o più persone. Ed è altrettanto evidente che, anche nelle coscienze più cristalline, sorgono conflitti in merito alle decisioni giuste da prendere. Conflitti che affiorano a causa di condizionamenti della coscienza o imperfezioni nei presupposti di base. Sulla coscienza ci sarebbe un capitolo da aprire e approfondire. La coscienza infatti non è sempre chiara. Quella da ricercare e ascoltare è la “coscienza retta”. Nelle situazioni che vedremo si è costretti a scegliere non “il bene possibile” ma “il male minore”. Una azione a cui corrispondono due effetti. E gli effetti possono essere entrambi spirituali, entrambi materiali o uno spirituale e l’altro materiale. Qualora, in situazioni particolari, esista un conflitto tra un danno fisico (materiale) e un danno morale (spirituale), non c’è dubbio che va sacrificato il bene materiale (soggetto alla caducità e determinato nel tempo e nello spazio). In questo caso, per avere riferimenti concreti è possibile leggere la vita di qualche martire che, di fronte alla possibilità di commettere un male morale, ha preferito sacrificare la vita fisica. Diverso, invece, è quando la persona si trova innanzi alla scelta tra due mali morali. In tal caso sarebbe opportuno rifiutarli entrambi, anche perché il male non può essere mai oggetto di scelta (in fondo siamo uomini, possiamo essere ricordati per qualcosa di importante non credi?). Fatte queste precisazioni iniziali soffermiamoci sulla drammatica scelta che si prospetta quando innanzi si presentano due mali fisici. Che obbligano ad una presa di posizione non rinviabile di fronte ad un male minore ed uno maggiore. Eccoci al punto, ci troviamo innanzi all’azione con duplice effetto (anche definita “volontario indiretto”). Breve schema da appuntare se cercate indicazioni in merito. Proviamo a sintetizzare. Quando l’intervento medico non ha altri rimedi esenti da effetti negativi è lecito compiere un’azione a certe condizioni: a) che l’atto in sé stesso sia buono, o almeno indifferente dal punto di vista morale; b) che l’intenzione dell’agente sia orientata ad una finalità positiva; c) che l’effetto buono non si ottenga per mezzo dell’effetto cattivo; d) che ci sia una ragione proporzionatamente grave per permettere che l’effetto cattivo accada. Sono norme che presuppongono, come già detto, che il male non può mai essere oggetto di scelta diretta e che il fine buono non può mai essere raggiunto attraverso azioni cattive. Contrariamente ad un’impostazione macchiavellica, nel nostro caso “il fine non giustifica i mezzi”. Facciamo un esempio: è pacifico che la sterilizzazione è condannata dal punto di vista morale. Privare intenzionalmente una persona dalla possibilità procreativa non è giusto. Cosa dovrebbe fare quindi un chirurgo quando si trova innanzi ad un tumore in organi connessi con la procreazione? È consapevole che operando procura la sterilità mentre non operando condanna alla morte il paziente. Come possiamo notare ci troviamo innanzi ad una scelta, due beni da tutelare, a quale rinunciare? Qual è il male minore? In questo specifico caso, tra la vita e la procreazione, cosa deve fare il chirurgo? optando per l’operazione sta nei fatti salvando la vita (asportando il tumore) alla persona non sta intenzionalmente cerando la sterilità della persona. La sterilità è una conseguenza non cercata né voluta dell’operazione. Quest’ultima è sopportata non ricercata. L’intenzione è diretta al bene superiore della vita del paziente sacrificando anche una parte del corpo. Difficile? Si lo è, ammettiamolo. In questi casi avere dei principi etici di base ai quali richiamarsi, avere lumi in tempi di confusione, una bussola, una stella polare, chiarirsi qualche dubbio e magari cercare il volto di una Parola incarnata… magari aiuta. Che la bioetica possa contribuire con le sue riflessioni… è una possibilità da prendere in considerazione.

Domenico De Angelis è un appassionato della vita e la presentazione potrebbe finire qui. Perché la bioetica? Vediamo… ha cominciato il percorso di studi in Economia conseguendo prima la Laurea Triennale in Scienze Economiche (presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria), poi la Laurea Magistrale in Economia e Diritto (presso l’Università degli Studi di Messina). Successivamente, per rispondere ad alcuni interrogativi etici ha scelto di intraprendere un percorso più umanistico conseguendo la Licenza in Bioetica (presso l’Università Pontificia Regina Apostolorum di Roma). Attualmente è impegnato a divulgare questo studio attraverso articoli, interventi radiofonici e incontri organizzati in diversi contesti. La sua “mission impossible” è cercare di capire Nadia, la sua amazing fidanzata. Non riuscendoci ha scelto di amarla senza sé e senza ma. Il resto lo scoprirete lungo il cammino se lo incontrerete… per ora buona lettura. Ps. Non cercatelo sui social, non vuole esserci… per ora.