Bioeticando” di Domenico De Angelis, ep. 10 – Cyberuomo e transumanesimo
Entrando nel “Sasoblog” hai percepito la sensazione di trovarti in uno “spazio” diverso? Forse è normale. Sembra un posto fantascientifico. Si parla di terra e di cielo, di spazio e di universo (non solo quello delle emozioni). In questo contesto, come non dedicare una puntata di bioetica ad un tema percepito ancora come fantascienza? Premessa: quanto leggerete di seguito non è fantascienza ma realtà. E aggiungo, purtroppo. Di seguito introdurrò il tema del transumanesimo. Di cosa si tratta? nelle sue dichiarate aspirazioni, mira a rivoluzionare, potenziare e far evolvere l’essere umano, in modo consapevole e programmato, attraverso la scienza e la tecnologia. La pretesa è quella di abbattere la biologia, la natura e la concezione dei limiti umani, così come noi li conosciamo oggi. Fino a trovare un rimedio o un’alternativa all’invecchiamento e alla morte. Ovviamente è insito nel progetto l’ibridamento tra l’uomo e le macchine per creare il “Cyberuomo”. A tal fine, la società dev’essere ipermeccanizzata, con un culto per la scienza che diventa scientismo. Il transumanesimo la interpreta come un dovere di continuare “meccanicamente” l’evoluzione, di dirigerla attraverso la tecnologia. Senza paletti morali o etici che impediscano il processo. Innanzitutto si vuole condurre l’opinione pubblica ad accettare la tecno-utopia. Vi state chiedendo come è stato possibile l’uomo abbia accettato tutto ciò? Considerate che, da anni, si è introdotta la mentalità transumanista nella società attraverso film, romanzi e immagini accattivanti. Vi informo che ci sono ingenti investimenti in tal senso. Pensate a progetti come l’intelligenza artificiale, chip dermali (sottocutanei), nanorobotica, clonazione, crionica, tecnosesso, mind uploading (trasferimento della mente), ectogenesi (utero artificiale), creazione di chimere per xenotrapianti, super-soldati ecc. Tante persone, in particolare quelle facoltose, si proiettano in tale dimensione. Il perché è presto spiegato. Il fine del transumanesimo è elevare, migliorare, potenziare la natura umana attraverso la tecnologia allontanando condizioni umane come la malattia e il dolore dall’orizzonte personale. Mantenendo una visione antropocentrica, si distingue comunque dal postumanesimo che ha invece una visione post-dualistica e post-antropocentrica (la filosofia di base è importante). Diciamolo fin da subito, non nascondiamoci dietro un dito (quello tecnologico). Questa corrente di pensiero è una vera dottrina che affonda le sue radici nel darwinismo sociale, una dottrina eugenetista che ha una visione titanica nel superare ogni tipo di limite. Certo fa un po’ pensare che, galvanizzati dalla superpotenza economica e tecnologica puntavamo a conquistare Marte e invece stiamo attualmente affrontando un’emergenza sanitaria causata da un virus che ci ha costretti a rimettere i piedi per terra… per tornare alla mentalità in questione si segnala che porta con sé il disprezzo verso tutto ciò che è “naturale” volendolo infrangere spezzando le catene biologiche. Possiamo notare come non si tratta di un potenziamento ma di una totale distruzione dell’uomo nel suo stesso essere. Infatti ciò che vuole sradicare non è, in fondo, la malattia e il dolore ma l’essere umano ancorato alla sua natura. Una pretesa che trova nella tecnologia solo una possibilità di staccarsi dell’”essere” umano con tutto ciò che ne consegue. È un auto-annientamento dell’individuo umano per essere “altro”. Dalla ricerca dell’essere si passa alla ricerca del costruirsi, ibridandosi, come una macchina. L’uomo-macchina diventa così un qualcosa e non un qualcuno. Un essere a sé che fuoriesce dalla logica della vita umana per entrare nella “logica” meccanicistica della robotica. Della filosofia transumanista ci sono, ovviamente, varie impostazioni filosofiche. Nonostante l’evidenza sembrano ancora argomenti fantascientifici? Ovvio, un equilibrato pensiero fatica a credere come possa essere vero che la tracotanza umana si spinga oltre ogni limite. Non solo. Il fatto che non se ne parli, approfondendo seriamente il tema, fa parte di una paradossale strategia comunicativa. Per tali teorie è bene procedere per gradi, facendo abituare l’uomo alle continue evoluzioni poco per volta, finendo poi come la famigerata “rana bollita”. Per evitare ciò è bene informarsi, leggere, studiare, penetrare il pensiero transumanista per smascherarne le assurde pretese finalizzate a trasformare l’uomo in qualcosa di innaturale. L’insito anelito all’immortalità germinato nel cuore di ogni uomo non troverà soluzione nelle macchine né nell’informatica ma, probabilmente, è diretto verso un oltre che lo attira. Un oltre che potrebbe approdare nell’abbraccio di una Persona non di una macchina. L’ibridazione non è un potenziamento ed un avanzamento per l’umanità, ma un degrado da scongiurare. Le macchine non hanno possibilità di scelta. L’uomo si. Privandosi di questa possibilità non sarà più libero ma schiavo di una macchina che ha fortemente voluto e costruito proprio per rincorrere la libertà da una condizione umana che non va superata, ma accettata e compresa nel suo essere. Riflettere su queste tematiche ci aiuta a porci delle domande su quanto stiamo vivendo e su come potremmo difenderci, innanzitutto conoscendo le dinamiche di una dottrina che minaccia l’uomo. Quella del Cyberuomo è un’altra sfida dei nostri giorni, per tutta l’umanità. Perché presuppone libero accesso alla tecnologia (mediato dal potere economico, ovviamente, perché le procedure costano) ma non un controllo sull’eccesso della stessa.