La voglia di scrivere e il desiderio di venire pubblicati
Ho imparato a mie spese che la voglia di scrivere e il desiderio di venire pubblicati possono reagire tra loro provocando danni molto grandi e, soprattutto, duraturi. Nel 2015 avevo un profilo Facebook molto seguito, carico di post originali (nel senso di “nati su Facebook e non copincollati da altri media”) e articoli invece già editi (e quindi, stavolta sì, copincollati dai tanti giornali e riviste con cui ho collaborato nel corso della mia decennale “carriera” da pubblicista, ma anche dal mio vecchio, discretamente seguito blog “Pino l’Astuto & Friends”, pace all’anima sua). I “mi piace” fioccavano e ogni pezzo scatenava una piccola discussione tra i commenti che, come sapete…
Predicare bene, razzolare male: l’ambientalismo comodo.
“Ora che l’ultima conferenza sul clima è in corso a Glasgow, in Scozia, e Greta Tunberg ha, ancora una volta, mostrato al mondo che lei è la coscienza della sua generazione, qualcuno deve dirglielo: “Puoi essere la coscienza della tua generazione, ma non la rappresenti”. Vorrei davvero che tu lo fossi Greta, ma non lo sei. Ma posso mostrarti chi lo è. Greta, hai 13 milioni di follower su Instagram, il che è fantastico. Ma Kylie Jenner ne ha 279 milioni, che è di più. Voglio dire, seriamente, chi è il vero influencer in quella generazione? La cittadina modello o la modella? La giovane donna che si rifiuta di volare…
LOST IN PORTOGALLO EP. 1 – VIAGGIO FUORI PROGRAMMA
Il 29 luglio scorso sono stato a Treviso per una visita medica. Sono arrivato il giorno prima, ho pernottato in un ottimo B&B affacciato sul Canale Cagnan, ho cenato per due sere di fila a base di carne al Ristorantino di Piazza Sant’Agostino e sono ripartito il 31 luglio. Il volo di ritorno per Lamezia Terme era previsto per le 11.25, così sono arrivato in aeroporto con due ore di anticipo: ne ho approfittato per comprare una bottiglia di vino al Duty Free, un fumetto e del cibo spazzatura per il viaggio. Alle 10.50 ho strisciato la carta di imbarco digitale sul lettore di QrCode, mostrato la carta di identità…
LOST IN PORTOGALLO EP. 2 – UN CALABRESE IN PORTOGALLO
Non parlo portoghese. Non so quanto ci azzecchi, ma non parlo nemmeno spagnolo. Conosco giusto qualche parolaccia. In Spagnolo, dico. E, di più, a causa del Covid sono due anni che non viaggio, perciò anche il mio inglese è arrugginito. Quando mi avvicino al bancone dell’InfoPoint, al centro del Terminal, conto di essere il più concentrato possibile. «Hello, I’m italian, my english is not good and I’m in Portougal for a mistake». La signorina spalanca gli occhi e la bocca e mi risponde: «In che senso è qui per errore?». Mostro la carta di imbarco digitale e, sempre in inglese masticato, spiego che avrei dovuto andare da Treviso a Lamezia…
LOST IN PORTOGALLO EP. 3 – TROPPE COINCIDENZE
Il 28 luglio ho preso un aereo da Lamezia a Treviso, preciso, puntuale, sono sbarcato con un po’ di ritardo soltanto perché c’è stata una grandinata colossale e la torre di controllo ci ha tenuto in aria per mezz’ora prima di darci il permesso di atterrare. Il taxista che mi ha accompagnato al B&B dove avrei alloggiato per i tre giorni successivi (un grazioso appartamentino bagnato dal Canale Cagnal, adagiato tra due bellissimi mulini, vicino alla chiesa di San Francesco), mi ha spiegato che il maltempo aveva fatto parecchi danni e che era tutto il giorno che si guastava e si sistemava, rovesciando tonnellate di ghiaccio e asciugando subito dopo.…
LOST IN PORTOGALLO EP. 4 – RITORNO A CASA
Sono partito da Treviso, diretto a Lamezia Terme, e mi sono ritrovato a Porto, in Portogallo. Come è successo, nessuno lo sa. Forse un misto di coincidenze, errori, sbadataggine – mia e altrui. Ryanair, dal Portogallo, mi ha rispedito in Italia già 12 ore dopo: volo verso Bergamo, diretto e tutto pagato (ben quattro voucher da 4 euro ciascuno da spendere in aeroporto per cibo, acqua e leccornie varie – un’abbuffata), ma per tornare a Lamezia ho dovuto sbattere un po’ di più. Non è stato un viaggio dell’orrore, anzi: mi sono sentito un po’ Tom Hanks nel film The Terminal. E poteva sicuramente andare peggio (per esempio: «Poteva piovere!»).…
LOST IN PORTOGALLO EP. 5 – IL GIOCO SI FA DURO
«Purtroppo, non posso darle il numero di posto. Leiè in lista di attesa e quindi dobbiamo aspettare la chiusura del check-in, anche di quello on line». Cerco le parole: «Non ho capito». «Il suo biglietto è… per caso è un dipendente? Un collega?». «No, mi hanno smarrito come un bagaglio: dovevo andare a Lamezia e mi sono ritrovato in Portogallo». Lei ride. «Che storia è questa: non ho il posto?». In pochissime parole, mi spiega che il volo per Lamezia è pieno e prenotato addirittura per il 10% di posti in più. C’è quindi una lista di persone senza posto e io sono lì in mezzo. «Non credo alle mie…
The social dilemma. Facciamo un passo indietro.
L’altro giorno ero a Matera a ritirare un premio letterario e, subito dopo la cerimonia, ho chiacchierato con un “collega” scrittore a proposito dei social media. Da parte sua, lamentava la sempre più diffusa tendenza da parte degli scrittori famosi e meno famosi di passare sempre più tempo sui social. Dal canto mio, riferivo che, secondo me, il problema dei social è molto più generico e, sì, ogni categoria lo sente in maniera diversa e rispetto a se stessa, ma che il danno più potente è sulla nostra psiche. Fornivo un esempio: i social sanno quello che ci piace e ce ne propongono sempre di più, così che siamo portati…
C’è stato un tempo in cui mi prendevo delle cotte pazzesche
C’è stato un tempo in cui mi prendevo delle cotte pazzesche. Erano delle cotte sincere, infatuazioni potenti che muovevano i miei pensieri, le mie parole e, soprattutto, le mie azioni. Era un bel tempo, sotto certi aspetti, ma era anche brutto, sotto altri. Succedeva per esempio che le scrivevo una poesia, che poi poesia non era, o le dedicavo una canzone, che però stonavo come una cornacchia, e lei niente: nemmeno mi degnava di uno sguardo, di un sorriso o di un mi piace. Succedeva che passavo cento volte al giorno sotto casa sua e non si affacciava. Che andavo a mare dove andava a mare lei e non indovinavo…
Come sopravvivere: me lo chiedo anche io (Dal diario di Pino Napoli)
«Vedrai, è un tipo divertente Saso», rassicuro Andrea, mio figlio, nove anni, mentre mi accingo a suonare il campanello. Guardo in alto, in attesa di scorgere qualche segno di vita dalla casa. «Sta lassù, all’ultimo piano», gli spiego. Anche lui guarda in alto, verso certe tapparelle che, lo avrei scoperto in futuro, con il buono o il cattivo tempo, rimangono perennemente e misteriosamente calate. «Sai, lui abita con una zia», continuo a ragguagliarlo sul nostro nuovo amico. «Wow», fa lui, «Vive con la zia? Come Spiderman?». «Più o meno. Bella osservazione comunque». Una tapparella lassù al piano più alto si apre, a sufficienza per lasciare passare un mento barbuto, non…